Wednesday, September 21, 2011

Le Quattro Cose Ultime

Quando, però, fanno la loro inaspettata comparsa vagoni di treno e luoghi come Memphis, lago di Constanz, Fatima e riferimenti a Gesù, Impero Romano e dollari, ecco che un piacevole disorientamento spinge il lettore a chiedersi se non possa trattarsi di un’ucronia in singolare chiave fantasy (e il pensiero, solo per un attimo, corre al mondo creato da Jacqueline Carey per le sue serie su Kushiel, compresa la religione peri-cristiana fondata dal beato Elua, che può richiamare, pur nella sua diversità, quella del Redentore Impiccato di Hoffman).

Le quattro cose ultime, di Paul Hoffman, è l’atteso seguito de La mano sinistra di Dio e il secondo volume della nota trilogia fantasy per adolescenti (/adulti) The Left Hand of God.La mano sinistra di Dio (di cui vi invito senz’altro a leggere qui) è un romanzo assai particolare. Pur essendo introduttivo e non perfetto ha in sè tanti e tali spunti interessanti che, soprattutto dopo aver letto l’ultima rivelatrice parte, si viene irrimediabilmente spinti verso il seguito. La trilogia è ambientata in un mondo che non è facile inquadrare: all’inizio si è sicuri di trovarsi in presenza di un tipo di realtà affine al fantasy “classico”.

Ci sono alcuni momenti in cui, addirittura, La mano sinistra di Dio fa pensare anche a un romanzo che, pur essendo per lo più travestito da fantasy medievaleggiante (con tocchi rinascimentali) a sfondo religioso (l’accostamento all’atmosfera de Il nome della rosa, fatto da alcuni critici, non è così peregrino), ha qualcosa che richiama mondi post-apocalittici con elementi distopici.E’ quindi con particolare curiosità che mi accingo a leggere Le quattro cose ultime, a breve in uscita. E non solo perchè mi aspetto grandi (e terribili) cose dal protagonista Thomas Cale - data la potente rivelazione finale - o perchè vorrei capire chi sono veramente gli Antagonisti, i nemici della Vera Fede contro cui migliaia di ragazzi addestrati sadisticamente dai Redentori al Santuario combattono da tanto tempo, ma anche perchè desidero finalmente capire qual è il tipo di mondo che Paul Hoffman ha costruito. E che spero - terminata la talvolta incerta parte introduttiva rappresentata dal primo romanzo - possa cominciare a rivelarsi in tutta la sua pienezza proprio in questo volume (anche se il culmine, nei vari ambiti, verrà, ovviamente, raggiunto nell’ultimo).

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